Cosa succede al mondo Big Tech?

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Negli ultimi mesi, i media italiani stanno celebrando il fatto che Zuckerberg sia stato superato nella lista dei più ricchi al mondo da Ferrero. In altre parole è un poco come a dire “il cibo italiano batte le tecnologie americane”. Ma cosa succede a Meta, Microsoft, Google ed altri del mondo Big Tech?

Un Metaverso di problemi

Prendiamo come esempio il caso Mark Zuckerberg. Dopo essere riuscito a trasformare Facebook in una gallina dalle uova d’oro ed a fare acquisti fortunati come Instagram e Whatsapp, si è trovato negli ultimi anni davanti ad un impasse: Facebook non cresceva più come una volta.

In una mossa probabilmente di Marketing, Facebook Inc. è stata trasformata in Meta con investimenti importanti nel “Metaverso”. Il problema è che Reality Labs, l’unità di Meta che si occupa di creare questo metaverso, ha già bruciato circa 9 miliardi di dollari per qualcosa che ancora non si sa cosa sia e che non usa nessuno.

Quando Meta è nato, le piattaforme di Zuck erano infatti un terreno di scontro politico e, dal caso Cambridge Analytica e con le pressioni che venivano dall’establishment politico-culturale americano, Facebook aveva promesso cambiamenti.
Il problema che questi cambiamenti sono diventati complicazioni enormi. Le policy restrittive sui contenuti e sull’advertising più che fermare truffatori e manipolatori hanno solo reso difficile alle imprese avvalersi della piattaforma pubblicitaria. Proprio per questo, molte aziende anche grosse hanno smesso di fare advertising su Facebook/Meta.

Il metaverso è una toppa peggiore dello strappo che voleva ricucire che non ha convinto i mercati. Al contrario, la concorrenza di TikTok è una minaccia reale e consolidata insieme ad un’altro potenziale competitor, BeReal, che si fa strada tra i più giovani negli Stati Uniti.

Analizzando Facebook come case history possiamo sviscerare due problemi principali di tutto il settore.

Advertising e recessione

Visto che una fetta importante, se non maggioritaria, dei profitti di queste aziende proviene dall’advertising, in un periodo di recessione in cui le aziende fanno fatica a sopravvivere, gli investimenti pubblicitari diminuiscono. Anche un gigante come Alphabet (Google) che, praticamente ancora non ha rivali nel suo settore, perde utili.

Netflix e le piattaforme di streaming, che si sono moltiplicate negli ultimi anni, soffrono di una concorrenza fortissima e di un crollo degli abbonamenti. Così come Meta soffre la concorrenza di TikTok.

Dopo gli anni della pandemia, le abitudini di acquisto online si sono “normalizzate”. La crescita degli e-commerce è stata tiepida e si può parlare di calo se si confrontano i dati con il 2020 o il 2021. A quanto pare ci piace ancora comprare offline ogni volta che ci è possibile, per fortuna.

Problemi di valutazioni sbagliate

Qualcuno si ricorda la bolla speculativa Dotcom. Nei primi anni 2000 alcune società tecnologiche erano state supervalutate dagli investitori senza poi avere profitti proporzionali e da qui lo scoppio della bolla. Secondo alcuni esperti questo è quello che succede a Meta ed altri: in realtà non stanno “crollando ma stanno mostrando il loro valore reale.

Quindi un assestamento di prezzi e non una vera e propria bolla che, viste le quotazioni fantascientifiche degli anni passati, ha un impatto emotivo importante.

Cosa fare adesso?

Prima di darsi ad un panic selling sfrenato, forse conviene fare alcune riflessioni:

  • se si tratta di un aggiustamento dei prezzi scatenato anche da cause macroeconomiche, molte di queste aziende sono comunque solide e destinate a crescere, e potresti mantenerle in una strategia a lungo termine di investimenti diversificati.
  • se hai investito in queste società in passato perché tutti ne parlavano allora hai investito per i motivi sbagliati e non ti sei soffermato a quello che l’azienda faceva. Ad esempio, il business model di Netflix è profondamente a rischio e non possiamo prevedere chi vincerà questa guerra dello streaming. L’introduzione della pubblicità in un periodo in cui società che dipendono dall’advertising non se la passano benissimo non sembra una mossa risolutiva.
  • analizzando i rispettivi business model e la storia delle aziende, potrebbe essere un buon momento per acquistare a prezzi più bassi azioni di aziende solide come Apple o Alphabet.