Esiste un giorno più triste dell’anno e che impatti ha sull’economia?
Lunedì 16 gennaio sarà il Blue Monday. Per i pochi che non avevano ancora sentito questo termine, non si tratta di eventi di saldi come il Black Friday o il Cyber Monday.
Secondo alcuni studi (non accettati universalmente), il Blue Monday, il terzo lunedì di gennaio, sarebbe il giorno più triste dell’anno. Quindi, se in questi giorni ci si sente particolarmente demotivati, svogliati e tendenti alla malinconia, c’è un’equazione che ci dice che siamo in buona compagnia.
L’idea del giorno più triste dell’anno è stata lanciata nel 2005 dal Dr. Cliff Arnall dell’Università di Cardiff. Arnall ha sviluppato una vera e propria equazione che tiene in conto diversi fattori: condizioni climatiche, tempo dalle vacanze di Natale, tempo dal Capodanno, risoluzioni di fine anno già non compiute, capacità di pagare debiti contratti, ecc.
Il dibattito sulla validità di questa formula è ancora aperto. Il concetto di Blue Monday è diventato ormai molto popolare, se ne parla sui social e si cerca di valutare l’impatto se l’ipotesi è corretta.
Vediamo se riusciamo a rintracciare gli effetti del Blue Monday. Vale la pena premettere che lo scopo del dottor Arnall non era quello di rassegnarsi ad un giorno catastrofico, ma identificare le cause ed affrontarle in modo collettivo per ritrovare la motivazione persa.
Il Blue Monday ed il Lavoro
Secondo statistiche realizzate in Inghilterra nel 2016, i Lunedì di Gennaio sono i giorni in cui è molto più probabile che i lavoratori manchino dal lavoro. Se è vero che Gennaio è anche il periodo delle influenze e dei raffreddori, sembra anche che tutte queste influenze inizino il venerdì e finiscano il martedì per tutto il mese di gennaio. Questo rende possibile ipotizzare che i lunedì di Gennaio sono giorni in cui è particolarmente difficile alzarsi e sentirsi motivati.
Sembra quindi che il discorso motivazione, il lunedì a gennaio, sia una tema che vada affrontato seriamente.
Il Blue Monday e la Finanza
Una sfortunata serie di eventi ha reso il Blue Monday protagonista di una catastrofe finanziaria: il Blue Monday Crash del 19 gennaio 2009. In un solo lunedì, il mondo bancario del Regno Unito fu messo a dura prova dai mercati. Royal Bank of Scotland (RBS) perse il 67% in un giorno. Lloyd, Barclays, HSBC subirono perdite nei giorni successivi come un effetto domino. La RBS rischiò di dover essere nazionalizzata per essere salvata.
Curiosamente, in finanza, si parla della Blue Monday Hipotesis in senso più ampio: cioè dall’analisi del comportamento degli investitori, pare che i lunedì (tutti) siano i giorni in cui chi investe sia, in generale, più incline ad un certo pessimismo rispetto ad altri giorni della settimana.
Cosa c’è di vero?
Che tra il tempo freddo, la fine delle feste natalizie ed altri fattori, in questo periodo (almeno nell’emisfero settentrionale) ci sia difficoltà a ripartire, non c’è bisogno di fare studi statistici complessi per stabilirlo. Lo viviamo tutti sulla nostra pelle.
Allo stesso tempo, l’idea di trovare un giorno specifico con calcoli ed ipotesi è interessante dal punto di vista degli studi sociali e delle statistiche ma che ha un senso simbolico, proprio come proposto dal dottor Arnall, per identificare un argomento importante, la salute mentale che, in un periodo specifico dell’anno o un giorno della settimana, può avere un impatto importante sia sul mercato del lavoro, sia sulla finanza e sia sull’economia.
Un’altra curiosità: il primo lunedì dopo le feste invece è chiamato il Divorce Monday, perché sarebbe secondo alcuni calcoli, il giorno dell’anno con più divorzi. Sarà qualcuno che mantiene i propositi di Capodanno di cambiare radicalmente vita?