Dobbiamo temere carovita ed inflazione?

Riflettori

Il momento storico non è certamente dei migliori per l’economia. Stiamo ancora cercando di uscire dagli effetti della pandemia e dei lockdown. Combattiamo ogni giorno con i cambiamenti climatici che hanno un impatto enorme sull’economia e, ciliegina sulla torta, la guerra in Ucraina, che ha intaccato quasi tutti i mercati finanziari, non solo europei ma anche Sati Uniti e il colosso Cinese.

Tutto questo ha causato prima una crescita veloce dei costi di energia e materie prime, poi il rallentamento dei commerci globali dovuti sia ai costi dei trasporti ma anche alle sanzioni.

L’aumento dei costi e quindi il relativo carovita hanno provocato un impennata dell’inflazione in quasi tutte le aree del mondo. Va ricordato che l’aumento del livello generale dei prezzi è stato causato anche dalle politiche monetarie. In questi ultimi anni, la maggioranza delle banche centrali hanno utilizzato diversi stratagemmi che hanno aumentato la circolazione di valuta, mettendo più soldi nelle mani delle banche e dei cittadini.

Queste politiche erano necessarie nel breve termine ma non risolutive nel lungo termine. Tuttavia il QE (Quantitative Easing) non avrebbe avuto l’effetto inflattivo che stiamo vivendo in questo periodo, se non avessimo avuto pandemia e guerra.

E’ la prima volta che ci troviamo davanti un’inflazione così elevata?

A giugno 2022, l’inflazione media mondiale era circa del 6,3%. Dobbiamo iniziare a costruire rifugi sotterranei pieni di scatolette e prepararci all’Apocalisse?

Forse no.

Nonostante la situazione globale non particolarmente rosea, il problema non è l’inflazione in sé, ma il fatto che i prezzi siano cresciuti vertiginosamente in poco tempo.
L’Italia, nei decenni precedenti, era abituata ad un’inflazione media di appena 1,9%. Negli anni 70 ed 80 l’inflazione raggiunse il 20%, con valori medi che si assestavano tra il 4 ed il 10% annuo. Fu l’arrivo dell’Euro ad abituarci ad un’inflazione tra lo 0 e il 3%.

Questa crescita dei prezzi così veloce ha fatto sospettare molti ad una ragione speculativa prima ancora che macro-economica. In altre parole, alcuni gruppi industriali e distributivi stanno tirando in alto i loro prezzi giustificando il tutto con la congiuntura internazionale, quando in realtà stanno realizzando extraprofitti e non solamente “aggiustando” i prezzi.

Tuttavia, è innegabile che l’aumento dei prezzi è destinato a continuare nel breve termine, finché le acque non si calmino a livello internazionale e finché le economie diventino maggiormente resilienti, meno dipendenti dalla delocalizzazione e dall’importazione di materie prime e semilavorati.

Secondo gli esperti, il caro prezzi può continuare per almeno due-tre anni.

Cosa fare nel frattempo?

Sicuramente non farsi prendere dal panico è la regola numero uno. Mettere i soldi in una cassaforte non è la soluzione migliore proprio a causa dell’inflazione. 1000 euro tra due anni potranno avere lo stesso potere d’acquisto di 900 euro adesso, facendoci perdere quindi valore.

Investire i propri risparmi creando un portafoglio di investimenti diversificato su diversi asset e mercati può diventare una strategia vincente.

Conti deposito, titoli di stato, obbligazioni con rating elevato, nonostante l’abbaglio dell’interesse fisso e del capitale garantito, in questo periodo non possono essere l’unica strategia. Sono da sempre il primo rifugio per il risparmiatore medio italiano ma considerando che offrono rendimenti dell’1 o 2%, insieme ad un’inflazione superiore al 6% non hanno nessun potere di proteggere i risparmi; anche se sicuramente sono meglio che nascondere contanti in casa o lasciarli fermi su un conto in banca senza interessi.

Un atteggiamento proattivo potrebbe essere aumentare la propria propensione al rischio, con obiettivi che non riguardano solo la protezione dei propri risparmi: molte grandi fortune sono state fatte proprio da investitori coraggiosi in tempi di crisi che hanno visto oltre il breve termine.

La nostra piattaforma Quantistik può aiutarti a pianificare i tuoi investimenti, sia che tu sia un consulente finanziario esperto, un risparmiatore privato con poca propensione al rischio o un investitore impavido pronto a cavalcare la tigre.