Meglio Fondi comuni o ETF?

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Quando si analizza il portafoglio di un investitore medio, bisogna sapere cosa si intende per fondi comuni di investimento. Il Testo Unico dell’Intermediazione Finanziaria inserisce questi strumenti, insieme alle Sicav, nella categoria degli OICR, ovvero organismi di investimento collettivo del risparmio.

Il fondo comune di investimento è uno strumento finanziario simile ad un salvadanaio in cui confluiscono somme di denaro versate da una pluralità di investitori. Questo denaro, che costituisce il capitale del fondo, viene investito da una società esterna chiamata SGR (Società di gestione del risparmio) in valori mobiliari (azioni, obbligazioni, titoli di stato, ecc.). L’investitore tecnicamente compra una quota del fondo e indirettamente delega a terzi il compito di investire sui vari prodotti finanziari.
Investire nei fondi comuni significa poter diversificare il proprio risparmio con capitali ridotti; per questo motivo sono utilizzati dagli operatori del mercato quando devono costruire portafogli di investimento.

Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono fondi comuni di investimento che, rispetto ai tradizionali fondi comuni, sono negoziati durante il giorno quando i mercati sono aperti.
Lo scopo principale di un ETF è quello di replicare il più possibile l’andamento di un indice di riferimento che può essere azionario, obbligazionario, materie prime, ecc.

Principali vantaggi degli ETF rispetto ai fondi comuni tradizionali

  • Maggiore trasparenza: replicando fedelmente l’indice di riferimento, gli ETF permettono agli investitori di sapere la loro esposizione al mercato; la trasparenza non riguarda solo questo aspetto, ma anche tutti i costi e i rendimenti ottenuti in passato.
  • Maggiore liquidità: un segnale di maggiore liquidità è dato dal differenziale molto basso tra bid e ask nelle negoziazioni di ETF.
  • Maggiore economicità: investire in ETF significa evitare commissioni di sottoscrizione e di rimborso. Per quanto riguarda le commissioni di gestione, dal momento che gli ETF replicano semplicemente l’indice di riferimento, sono inferiori rispetto ai fondi comuni. Infine, gli ETF non hanno commissioni di incentivo (quando il rendimento del fondo supera una certa soglia), al contrario della maggior parte dei fondi comuni.
  • Maggiore facilità di accesso al mercato: essendo strumenti quotati in Borsa, gli ETF possono essere facilmente scambiati come se fossero azioni. In Italia, sono negoziati sul segmento ETF plus di Borsa Italiana; la negoziazione continua avviene tra le 9:00 e le 17:30.

Quale strumento scegliere?

Molti studi sostengono che, solo pochi fondi a gestione attiva riescono a sovra-performare il loro benchmark nel lungo periodo ed è meglio quindi optare per la gestione passiva, cioè tramite ETF.

Tuttavia, questa affermazione è in parte vera ma anche molto approssimativa.

Possedere fondi con gestori che riescono a battere i loro benchmark, potrebbe risultare la giusta mossa in termini di extra rendimenti. Chi gestisce un fondo ha un incentivo a fare bene, sceglie i titoli analizzando ogni minimo dettaglio. Il gestore può decidere di prendere profitto quando un titolo sale e accumulare nelle normali fasi di ribasso dei mercati.

Insomma, la scelta di uno strumento rispetto all’altro dipende da una serie di fattori: in primis, gli obiettivi dell’investitore e la sua propensione al rischio.