Nell’immaginario collettivo non è ben chiara la differenza tra investire e puntare sulla fortuna.
Basti pensare che nel linguaggio comune italiano si usano ancora termini come “giocare in Borsa”, come se il mercato azionario fosse un gigantesco casinò. O si parla spesso di persone che hanno avuto “fortuna” con gli investimenti.
Se la fortuna, come diceva Seneca, è il talento che incontra l’opportunità, per un investitore fortuna significa che i suoi soldi devono essere investiti al momento giusto nel posto giusto.
Il talento di chi investe sta proprio nel trovare queste opportunità, innescando meccanismi che, da un osservatore esterno e poco preparato, possono sembrare “fortuna”.
Il mondo è pieno di investitori che prosperano in modo costante, ma non conosciamo nessuno che vince la lotteria ogni due anni. Questo perché affidarsi alla fortuna non è una strategia di investimento e guadagnare grazie alla fortune è possibile ma non è certamente un’attività ripetibile, scalabile, prevedibile.
L’investimento è un’altra cosa
I termini ripetibile, scalabile, prevedibile sono chiavi per comprendere questo ragionamento: io posso comprare 10 gratta e vinci al giorno. Un giorno posso vincere al primo, un giorno al decimo, altri giorni nessuno. Nonostante sto facendo la stessa attività non c’è nessuna logica di prevedere un ritorno e anzi, posso vincere 50 euro e spenderlo in gratta e vinci per trovarmi a 0.
Oppure posso giocare il primo e unico gratta e vinci della mia vita e con 5 euro vincerne 100.000, senza per questo pensare di poter fare lo stesso in futuro.
Non c’è niente di ripetibile, prevedibile o scalabile.
In un investimento io prevedo, sulla base di dati oggettivi, logici e matematici che un asset mi frutterà dei profitti in percentuale all’investimento.
Posso prevedere infatti il ritorno stimando le percentuali: se io investo in un asset che in media negli ultimi dieci anni è aumentato di valore del 5% annuo, mi posso aspettare mediamente quel 5% sul mio capitale. Forse qualcosa in più, forse qualcosa in meno, ma sicuramente un euro non diventeranno 1 milione in un secondo.
Posso ripetere ogni anno quell’investimento.
Posso scalarlo: se l’anno scorso ho investito 1.000 euro e guadagnato 50 euro, quest’anno potrei decidere di investire di più, ad esempio 20.000 euro e il mio 5% sarà 1.000 euro.
E se l’investimento va male è sfortuna?
Come abbiamo detto una definizione di fortuna potrebbe essere la preparazione che incontra l’opportunità.
Un asset che fa +5% in media ogni anno, continuerà a fare quei numeri (o meglio) se le condizioni di mercato e quelle interne all’organizzazione da cui dipende l’asset, rimangono immutate o migliorano.
Gli investitori bravi non fanno altro che prevedere queste condizioni. Per questo il talento dell’investitore professionista è una serie di abilità e di conoscenze che lo portano a poter anticipare lo svilupparsi di alcuni eventi.
Ad esempio, il famoso Michael Burry, che abbiamo conosciuto nel film “La Grande Scommessa”, previde con accuratezza e tempismo perfetto il crollo del mercato immobiliare.
Michael Burry è stato fortunato e la maggioranza degli investitori sfortunata? No: le sue intuizioni provenivano da analisi di dati, in quel caso erano tutti gli altri (la maggioranza del mondo finanziario) ad andare avanti con un ottimismo immotivato perché negli anni precedenti molti stavano facendo grandi profitti e nessuno voleva vedere la verità.
Dopo il crollo clamoroso del 2008, analisi che spiegavano come “era prevedibile che accadesse” si sono sprecate, ma nel 2005 quelli come Burry, erano presi per pazzi.
Certo non possiamo negare che esistono casi in cui la fortuna ha aiutato investitori che, pur senza sapere il perché di un determinato movimento, hanno seguito un istinto irrazionale e si sono trovati a guadagnare: in questo caso si può parlare di fortuna, una fortuna però che non si può dare per scontata!
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Un buon investitore deve avere un approccio che tiene in considerazione dati, statistiche ma anche la conoscenza del comportamento e della psicologia umana.
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Altro che fortuna!