Dopo pandemia, guerra, inflazione, crisi della supply chain, se pensavamo che le cattive notizie fossero finite non avevamo calcolato le crisi del mondo bancario. Cosa sta succedendo con le banche? Perchè si sente parlare di crisi di banche americane, interventi di stato, rischio di tracollo per Credit Suisse e timori di effetto contagio?
La crisi dei mutui subprime del 2008 sembra appena passata. Abbiamo ancora freschi in testa i problemi del mondo bancario che causarono una enorme crisi del debito a livello globale e nessuno vorrebbe vivere lo stesso incubo due volte, quindi cerchiamo di capire cosa succede.
Il problema in America
Silicon Valley Bank è fallita. Una “piccola banca” utilizzata soprattutto nel mondo tecnologico. Otto anni fa, mentre le banche venivano messe sotto regolamenti più rigidi per evitare un altro 2008, il CEO disse che la sua banca era troppo piccola per avere bisogno di essere regolamentata e che supporta la creazione di posti di lavoro investendo nelle startup. Oggi invece SVB è diventata troppo grande per fallire da richiedere intervento dello stato. Difatti, è la seconda banca per dimensioni ad essere fallita in USA.
Negli anni, SVB si è cimentata in operazioni ad altissimo rischio, senza strategie di mitigazione. Nel tempo, la banca ha speso milioni di dollari in attività di lobbying e finanziamenti politici proprio per mantenersi al riparo da regolamenti stringenti.
Un modus operandi che non è sopravvissuto alla crisi delle big tech del 2022 ed agli elevati tassi di interessi della FED per contrastare l’inflazione.
Con SVB è crollata un’altra banca, Signature Bank, un’altra piccola entità fortemente esposta nel mondo tecnologico che è stata vittima di un vero e proprio effetto contagio, arginato dall’intervento statale degli Stati Uniti che evidentemente vogliono evitare un’altra crisi mentre cercano di mantenere alta la reputazione di superpotenza davanti alla Cina ed alla Russia.
Il problema in Svizzera
Credit Suisse non è la piccola banca delle startup ma la seconda banca di una nazione del mondo famosa per il suo sistema bancario solido. Eppure ha chiesto un prestito d’emergenza di 44 miliardi dalla Banca Centrale Svizzera. Perché?
Il problema è simile: la banca per quanto grande e forte, non sembra essere stata in condizione di sopravvivere indenne ai problemi finanziari dell’ultimo anno, tra cui il crollo in borsa di molte aziende e l’aumento dei tassi di interesse. Una serie di investimenti sbagliati ed una gestione non così rigorosa come ci si aspetterebbe da uno dei principali player dell’economia svizzera hanno causato il crollo dei titoli in borsa e una grande difficoltà per la banca a capitalizzarsi, chiedendo l’intervento dello stato.
C’è un collegamento?
In queste situazioni bisogna essere maliziosi: sicuramente c’è uno schema preciso che causa questi problemi:
- libertà di movimento assoluta in nome di “supportare l’economia”
- operazioni ad alto rischio e contabilità “creativa”
- nessun meccanismo di resilienza e totale dipendenza da decisioni pubbliche
Che sia grande o piccola che sia Europea o Americana, questa è la ricetta della banca che fallisce. Negli anni passati, con tassi di interesse bassissimi da parte delle banche centrali come misura per sostenere l’economia proprio dopo la crisi del 2008 (causata dalla finanza creativa ), per alcuni istituti bancari è stato facile muoversi liberamente nel mercato grazie al bassissimo costo del denaro, ma in nessun caso erano stati presi in considerazione scenari come quello attuale, nemmeno ipotizzando un’unica semplice variabile: cosa facciamo se i tassi di interesse salgono di un paio di punti percentuale?
E quindi c’è da spaventarsi?
Non si può prevedere se l’intervento statale in questi casi arginerà l’effetto contagio del tutto o ci sveglieremo con altre sorprese. E’ vero che le banche lamentano sofferenze a causa dei tassi di interesse elevati delle banche centrali, quindi la situazione può mutare da un momento all’altro.
Potrebbe spingere le Banche Centrali a misure più soft, i governi a regole rigide prima che le crisi avvengano il tutto per scongiurare un terremoto finanziario che potrebbe essere peggiore di quello precedente.
Nel frattempo, il suggerimento è sempre lo stesso: vista l’inflazione ed i problemi delle banche è meno rischioso investire i propri risparmi in un portafoglio altamente diversificato che tenerli fermi, erosi da inflazione e costi bancari.
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